domenica 5 gennaio 2014
Dall'Archivio di Stato di Firenze
http://www.archiviodistato.firenze.it/memoriadonne/cartedidonne/cdd_13_manetti.pdf
ANGELICA PALLI BARTOLOMEI
Angelica Palli nasce a Livorno il 22 novembre 1798 da genitori benestanti di origine greca.
La famiglia, arrivata a Livorno per motivi d’affari, le garantisce un’educazione raffinata e
ottimi insegnanti, tra i quali Salvatore de Coureil, critico e letterato assai famoso all’epoca,
che la avvia agli studi letterari. La casa paterna è un centro attivo di raccolta di aiuti per la
causa dell’indipendenza greca, mentre i fratelli di Angelica, Giovanni e Michele, sono
rispettivamente un attivista della setta segreta dei Veri Italiani, di ispirazione buonarrotiana, e
un esponente di spicco della Giovine Italia. Ma la sorella non è da meno. Precocissima
improvvisatrice, a soli 21 anni viene ammessa, unica donna, nell’Accademia Labronica, e la
sua fama arriva fino a Firenze, dove le cronache ricordano una serata di grande successo
organizzata da Giampietro Vieusseux a Palazzo Buondelmonti il 3 maggio 1824.
Dopo una fuga romantica a Corfù, sposa Giampaolo Bartolomei, di ricchissima famiglia di
origine corsa e di dodici anni più giovane di lei. Nella casa agli Scali del Pesce tiene un
salotto frequentato da tutti gli intellettuali italiani o stranieri di passaggio a Livorno, tra cui il
pedagogista Enrico Mayer, Domenico Guerrazzi, che le dedica il romanzo La battaglia di
Benevento, Carlo Bini, Giuseppe Giusti, Alessandro Manzoni e Alfonse de Lamartine, che le
dedicano entrambi un sonetto dopo averla ascoltata recitare alcuni versi di Saffo. Tra il 1826 e
il 1829 intrattiene un assiduo, appassionato rapporto epistolare con l’egittologo Jean Francois
Champollion, conosciuto a Livorno durante il suo viaggio in Italia e lungamente amato.
Il fallimento dei moti rivoluzionari del 1831 allontana Angelica dall’iniziale impostazione
repubblicana e la spinge verso posizioni moderate. Ma nel 1848, quando il marito, il fratello
Michele e il figlio adolescente partono per la Lombardia con un battaglione di volontari,
Angelica, rimasta a Livorno, scalpita, smania, sogna di essere con i suoi uomini sul campo di
battaglia. Per rassicurare le donne livornesi sulle condizioni dei mariti e dei figli, pubblica su
«La Patria» di Bettino Ricasoli e su «L’Italia» di Pisa le notizie che le giungono dal campo. E
il 9 aprile 1948 si rivolge così al marito Gian Paolo, in un intreccio di enfasi patriottica,
partecipazione politica e attenzione sollecita alle piccole esigenze quotidiane che dice molto
sulla contraddittorietà ma anche sulla ricchezza di moventi della partecipazione femminile al
Risorgimento nazionale: Beatrice Manetti
82
La guerra comincia appena! – v’è tempo pei valorosi! Guarda la Repubblica francese precipitare sulla
Savoia le sue orde di assassini! ecco la fratellanza! […] L’articolo è pronto e domani lo manderemo
all’“Italia” – è breve e non ragionato né altrimenti poteva essere! […] Hai tu roba da primavera e da
estate? Vuoi nulla commettere al Brandini? Pensaci e scrivi. Gli altri Napoletani non sono ancora
arrivati. Nulla sappiamo di Lombardia, e aspettiamo l’esito del primo scontro. Guai se fosse anche
dubbio! Il germe della viltà ripullulerebbe! io non lo credo sradicato dai cuori dei Romani e dei
Napoletani – fido nel Piemonte, nel suo Re e in Dio!
9
Il 20 aprile si decide e lascia Livorno per unirsi ai soldati livornesi. Dopo la disfatta di
Curtatone è a Brescia per curare i feriti negli ospedali militari. E tuttavia, le sue convinzioni in
campo sociale restano fortemente condizionate dall’appartenenza di classe e improntate a una
sorta di paternalismo illuminato dietro il quale si nascondevano la diffidenza e il disprezzo per
gli strati più bassi della popolazione.
Nel 1843 cura l’edizione degli scritti di Carlo Bini e fonda una delle strenne più interessanti
uscite a Livorno tra gli anni ’40 e ’50 dell’Ottocento, «La viola del pensiero». È autrice di
romanzi storici ispirati a Walter Scott e a George Sand, racconti pubblicati postumi, tragedie,
ricordi, poesie e discorsi. Nel 1851, probabilmente influenzata da Bini, scrive i Discorsi di
una donna alle giovani maritate del suo paese, in cui sostiene la necessità dell’istruzione
femminile e della dignità della donna, senza toccare però il nervo economico e giuridico della
parità tra i sessi.
Negli anni ’50, trasferitasi a Torino per seguire il marito nell’esilio, apre in contrada della
Zecca un salotto dove accoglie esuli e intellettuali: Terenzio Mamiani, Giovanni Prati, e
soprattutto Francesco De Sanctis, cui la lega una lunga e affettuosa amicizia e una reciproca
stima letteraria, e che la Palli introduce nell’alta società piemontese, contribuendo sia
direttamente che indirettamente alla pubblicazione degli scritti dello studioso: grazie a lei, nel
1855 De Sanctis avvia una proficua collaborazione con alcuni giornali torinesi («Il Cimento»,
«Il Piemonte») e con lo «Spettatore» di Firenze.
Nel 1853 muore il marito. La rovina del patrimonio familiare la riporta a Livorno, dove vive
in difficoltà economiche, dando lezioni private ma non rinunciando all’abitudine di ricevere.
Dal gennaio 1859 al luglio 1861 fonda e dirige il settimanale politico-letterario di ispirazione
liberale «Il Romito», cui collabora lo stesso De Sanctis, che vi pubblica la poesia Corinna. Ed
è proprio all’amico ormai celebre, eletto deputato al parlamento e ministro della pubblica
istruzione nel governo Cavour, che Angelica si rivolge nel 1861 per istituire a Livorno una
scuola femminile ispirata alle idee pedagogiche dell’amico Enrico Mayer.
Muore il 6 marzo 1875, accompagnata dalle manifestazioni di affetto e stima dei livornesi.
Bibliografia
Scritti di Angelica Palli Bartolommei:
Tieste, Livorno, Glauco Masi, 1820
Saffo, Livorno, Glauco Masi, 1823
Poesie di Angelica Palli, Livorno, Glauco Masi, 1824
Buondelmonte Buondelmonti, Livorno, G.P. Pozzolini, 1828
Discorso di una donna alle giovini maritate del suo paese, Torino, Pomba, 1851
Cenni sopra Livorno e i suoi contorni, Livorno, Sardi, 1856
Poche parole lette all'inaugurazione delle Scuole femminili gratuite della Società della
cultura popolare da Angelica B. Palli il di 8 gennajo 1871, Livorno, F. Vigo, 1871
9
La lettera è pubblicata in E. Michel, Donne valorose: Angelica Palli-Bartolommei, in «Miscellanea di
erudizione», I, fasc. 2 (supplemento), 1905. Carte di donne nei fondi manoscritti della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
83
Eleonora, Pinerolo, Tipografia di Giuseppe Chiantore, 1873
Il gobbo di Santa Fiora, Livorno, Stefanini, 1874
Racconti, Firenze, Le Monnier, 1876
Studi:
F. Pera, Ricordi e biografie livornesi, Livorno, Vigo, 1867
F. D. Falcucci, Commemorazione di Angelica Palli ne’ Bartolomei e iscrizione per la
medesima, Livorno, Tipografia di A.B. Zecchini, 1878
E. Michel, F. D. Falcucci e Angelica Palli Bartolomei, Cagliari, ECES, s.d.
E. Michel, Donne valorose: Angelica Palli-Bartolommei, in «Miscellanea di erudizione», I,
fasc. 2 (supplemento), 1905
Id., Angelica Palli: il suo ritratto, i suoi amici, i suoi tempi, in «Liburni civitas», marzo 1906
L. Nissim, Una scrittrice livornese del secolo scorso, in «La rivista di Livorno», febbraio
1927
M. Lupo Gentile, Angelica Palli e Pasquale Berghini in memoria di Carlo Bini (lettere
inedite), in «Bollettino storico livornese», I, 3, 1937
A. Croce, Desanctisiana: la poesia “A Corinna” e lettere inedite ad Angelica Bartolommei
Palli, in «Bollettino dell'Archivio del Banco di Napoli», fasc. 8, 1954
T. Iermano, Angelica Palli Bartolommei. Un’amica livornese del De Sanctis, in Id.,
Intellettuali e stampatori a Livorno tra ‘700 e ‘800, Livorno, La Nuova Fortezza, 1983
M. Tori, Il Tribuno e la “saffo novella”: lettere di F. D. Guerrazzi ad Angelica Palli
Bartolomeo, in.«Studi livornesi», V, 1990, pp. 119-154
G. Bertoncini, Alessio: “romanzo istorico” di Angelica Palli, con un’appendice di documenti
inediti o rari ed epistolario, Pisa, TEP, 2001
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento